Mentre gli infortuni sul lavoro hanno superato in Veneto soglia 50.000 nell’estate del 2019, i servizi ispettivi restano in sofferenza, con l’Inail dove si calcola una carenza organica attorno al 30%, e gli Spisal dove, con un personale all’osso, sono state operate 25 assunzioni ma con modalità tali da penalizzare i lavoratori oltre che depotenziare l’efficacia dell’attività di controllo e di prevenzione.
Infatti, per le nuove assunzioni la Regione non ha provveduto a stanziare risorse aggiuntive, ma ha attinto al fondo incentivante scippando sostanzialmente i lavoratori di una quota di retribuzione.
Non solo. “Permanendo comunque una situazione organica critica – spiega Sonia Todesco, segretaria regionale della Fp Cgil – sta diventando un problema enorme la formazione dei neoassunti ed in diverse ULSS è praticamente impossibile garantire, con il personale in servizio, l’affiancamento dei nuovi tecnici (questi, per altro. si ritrovano a sostenere turni e reperibilità anche da soli, appena assunti).
A risentirne, naturalmente, è l’attività. Il numero di controlli, fissati dal piano regionale 2018-2020, diventa infatti raggiungibile solo a scapito della qualità. Le ispezioni diventano veloci, si è costretti a privilegiare contesti facili e lo scopo prevenzionale dell’attività di vigilanza, in sostanza, diventa impossibile da raggiungere”
I 140 addetti dovrebbero infatti effettuare 21.000 interventi all’anno (5% delle imprese), ossia 150 accertamenti a testa. Il che significa poco più di una giornata per intervento: un tempo assolutamente insufficiente per procedure complesse necessarie a svolgere un serio lavoro di prevenzione che in imprese grandi e articolate richiede anche settimane.
Serve più personale (anche a fronte dei pensionamenti che hanno ulteriormente ridimensionato un organico largamente inferiore a quello degli anni ’90) e la Regione deve investire in un settore così importante quale la sicurezza sul lavoro, visto che anche quest’anno i morti si contano a decine.
Ma è una beffa inaccettabile veder utilizzare le risorse del fondo incentivante, anziché il budget per il personale, per assumere i nuovi tecnici. “Due – dice Todesco- i profili contestati: il primo riguarda la legittimità dell’operazione, stante la legge regionale n. 43/2012 che non autorizza l’utilizzo delle risorse per assunzioni di dipendenti ma per valorizzare il personale a fronte di obbiettivi. Al contrario la Regione interviene, addirittura retroattivamente sull’anno 2017, sospendendo l’erogazione di queste risorse.
Il secondo profilo si riferisce alla scarsa rilevanza che questi servizi, e gli operatori che vi lavorano, assumono per la regione Veneto. Sembra che l’obbiettivo sia dimostrare di aver fatto più che di aver fatto bene. Chiedere infatti agli operatori sempre più “numeri in vigilanza” togliendo loro riconoscimenti non sembra una grande mossa gestionale finalizzata a motivare e incentivare obbiettivi di qualità di questi servizi.”
Dopo l’esito negativo dell’incontro in Prefettura a Venezia dove le controparti non si sono nemmeno presentate, i lavoratori si preparano ora allo sciopero per i prossimi giorni.
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