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La Cgil Veneto contro le trivellazioni in Adriatico

La Cgil Veneto contro le trivellazioni in Adriatico

No alle trivellazioni in Alto Adriatico, Sì all’attuazione del piano energetico regionale che punta su decarbonizzazione ed efficienza energetica.

Dichiarazione di Tiziana Basso, segretaria generale Cgil Veneto

Il via libera deciso dal Governo a nuove trivellazioni in mare e la riduzione della distanza dalla costa per questo genere di impianti non è affatto una buona notizia per il nostro Paese, ed è pessima per la nostra regione.
Come hanno denunciato i sindacati rodigini, questa scelta rappresenta una vera e propria minaccia ambientale e idrogeologica per il Delta del Po, il cui equilibrio è tra i più delicati dell’intera penisola. Non andrebbe meglio per il resto delle nostre coste.
Il presidente Zaia ha espresso molte perplessità, se non una vera e propria contrarietà, a nuove estrazioni di gas nell’Alto Adriatico.

Il tema è delicatissimo e non ammette ambiguità o posizionamenti tattici, c’è da fare una battaglia per impedire che altri danni si producano al nostro territorio e va condotta con fermezza, in un’alleanza stretta tra politica, istituzioni e forze sociali.
La Cgil del Veneto intende fare fino in fondo la sua parte in questa direzione.

È una battaglia locale che ha evidentemente implicazioni globali.
Perché è vero che la lotta al cambiamento climatico non si vince in Veneto, ma è altrettanto certo che se ogni realtà non fa ciò che deve non c’è nessuna possibilità di riuscirci.

Secondo molti esperti era già in discussione, un anno fa, la possibilità di mantenere l’aumento della temperatura del pianeta entro 1,5 gradi.
La guerra in Ucraina ha ulteriormente peggiorato la situazione.
Sicuramente la crisi geopolitica in corso ha complicato la partita per salvare il pianeta dal disastro ambientale, ma la netta sensazione è che stia diventando anche un alibi per fermare gli investimenti in energie rinnovabili e per moltiplicare quelli in combustibili fossili.
Lo dimostra il fatto che, a livello mondiale, si intende riaprire vecchi impianti e inaugurarne di nuovi che vanno ben oltre la necessità di sostituire il gas russo.

Stiamo giocando, letteralmente, con il fuoco, nonostante i rischi che corriamo possiamo misurarli ogni giorno, come dimostra la gravissima siccità di cui soffriamo da questa estate e che sta danneggiando tutta l’agricoltura veneta, o la pessima qualità della aria delle nostre città.

Oltretutto, tornando alle trivellazioni in Adriatico, è forte la sensazione che si tratti più di una scelta ideologica che strategica.
Nomisma prevede in almeno un decennio il tempo necessario ad aumentare significativamente la produzione di gas italiano. Se riuscissimo a raddoppiarla, copriremmo appena il 10% del nostro fabbisogno.
Sarebbe dunque molto più saggio accelerare, e non certo rallentare, gli interventi per favorire l’energia rinnovabile, tema cruciale dello stesso Pnrr.
C’è un enorme richiesta in tal senso, visto che i fondi stanziati dalla Regione per il tramite di Veneto Sviluppo sono stati “bruciati” in pochi giorni.

Il Nuovo Piano Energetico regionale, nelle sue declinazioni preliminari, prevede di puntare su decarbonizzazione e efficienza energetica. Va applicato senza se e senza ma. Non c’è più tempo da perdere.

Sabato 5 novembre, anche dal Veneto, decine di migliaia di persone hanno partecipato a una imponente manifestazione per la pace.
Ci sono tantissime ragioni per fermare la guerra, e quelle umanitarie sono le più rilevanti. Ma c’è anche l’esigenza che il mondo si unisca per affrontare la sfida ambientale. Dividersi in blocchi contrapposti, l’uno contro l’altro armati, è davvero il contrario di quello che serve”.

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