È di questi giorni la notizia della condanna a morte dell’attivista sindacale iraniana, Sharifeh Mohammadi, donna, sindacalista, ingegnera di 45 anni di origine curda e madre di una figlia di 12 anni.
Mohammad Taliehnoori, dell’Associazione Associazione Democratica degli Iraniani: “Questa ennesima condanna a morte rientra nella dinamica perversa del Regime iraniano: da un lato estrae dal cilindro una figura cosiddetta “riformista”, e dall’altra condanna a morte una donna sindacalista per il suo coinvolgimento nel Comitato di Coordinamento per la Formazione dei Sindacati del Lavoro. Non si tratta solo di una pronuncia giudiziaria di condanna a morte emanata da un tribunale, ma è parte di una strategia per diffondere il terrore nelle file dei movimenti sociali ed emarginarli nei futuri sviluppi politici dell’Iran.
Durante questi 7 mesi di prigionia, passati per lo più in isolamento, Sharifeh Mohammadi ha subito torture di ogni genere per estorcerle confessioni sul suo impegno a difesa dei lavoratori contro i padroni e il loro “protettore”, il regime degli ayatollah miliardari.
Chi ancora considera il regime iraniano come una forza contro i vecchi imperialismi, è di fatto complice di un regime non meno capitalista, antioperaio, reazionario, patriarcale e repressivo, che usa oggi la causa palestinese come merce di scambio per ottenere influenza nell’area”.
Margherita Grigolato, Dipartimento Politiche Internazionali Cgil Veneto: “Decine di sindacaliste e sindacalisti iraniani sono in carcere, mentre altri sono stati costretti a scappare, insieme alle loro famiglie, per timore di ritorsioni, persecuzioni e violenza.
Come Cgil ci mobiliteremo nei prossimi per continuare a dare voce al movimento “Donna, vita, libertà” e fare sentire la nostra vicinanza a chi si batte per la democrazia, il lavoro e i diritti umani e sindacali”.
L’Associazione Democratica degli Iraniani e la Cgil Veneto chiedono la revoca della condanna a morte e la liberazione immediata di Sharifeh Mohammadi, ribadendo la solidarietà nei confronti dei lavoratori e delle lavoratrici e dei giovani iraniani che lottano contro la brutale repressione, lo sfruttamento, l’oscurantismo del regime teocratico in Iran.