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“MAI PIÙ FASCISMI”, APPELLO ALLE ISTITUZIONI DEMOCRATICHE

“MAI PIÙ FASCISMI”, APPELLO ALLE ISTITUZIONI DEMOCRATICHE

Un ampio fronte di associazioni, sindacati, partiti e movimenti ha lanciato un appello alle istituzioni democratiche per fermare il virus della violenza, della discriminazione, dell’odio a fronte dell’emergere di manifestazioni di fascismo in Italia ed in Europa.
“Attenzione: qui ed ora c’è una minaccia per la democrazia” è il campanello d’allarme lanciato da Acli, Aned, Anpi, Anppia, Arci, Ars, Articolo 21, Cgil, Cisl, Comitati Dossetti, Coordinamento Democrazia Costituzionale, Fiap, Fivl, Istituto Alcide Cervi, L’Altra Europa con Tsipras, Libera, Liberi e Uguali, Libertà e Giustizia, Pci, Pd, Prc, Uil, Uisp.

“Si stanno moltiplicando nel nostro Paese sotto varie sigle – scrivono i firmatari – organizzazioni neofasciste o neonaziste presenti in modo crescente nella realtà sociale e sul web”.
L’appello mette in guardia dai “virus della violenza, della discriminazione, dell’odio verso chi è bollato come diverso, del razzismo e della xenofobia, a ottant’anni da uno dei provvedimenti più odiosi del fascismo: la promulgazione delle leggi razziali” e sottolinea come “fenomeni analoghi stiano avvenendo nel mondo e in Europa, in particolare nell’est, e si manifestino specialmente attraverso risorgenti chiusure nazionalistiche e xenofobe, con cortei e iniziative di stampo oscurantista o nazista, come recentemente avvenuto a Varsavia, persino con atti di repressione e di persecuzione verso le opposizioni”.

“Per questo – continua l’appello – uniti, vogliamo dare una risposta umana a tali idee disumane affermando un’altra visione delle realtà che metta al centro il valore della persona, della vita, della solidarietà, della democrazia come strumento di partecipazione e di riscatto sociale. Per questo, uniti, sollecitiamo ogni potere pubblico e privato a promuovere una nuova stagione di giustizia sociale contrastando il degrado, l’abbandono e la povertà che sono oggi il brodo di coltura che alimenta tutti i neofascismi”.

Di qui l’invito alle istituzioni “a operare perché lo Stato manifesti pienamente la sua natura antifascista in ogni sua articolazione, impegnandosi in particolare sul terreno della formazione, della memoria, della conoscenza e dell’attuazione della Costituzione”. Ma anche “richiamando alle proprie responsabilità tutti i livelli delle Istituzioni affinché si attui pienamente la XII Disposizione della Costituzione (“E` vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista”) e si applichino integralmente le leggi Scelba e Mancino che puniscono ogni forma di fascismo e di razzismo”.

L’appello prosegue poi con un’esortazione “a vietare nelle competizioni elettorali la presentazione di liste direttamente o indirettamente legate a organizzazioni, associazioni o partiti che si richiamino al fascismo o al nazismo, come sostanzialmente previsto dagli attuali regolamenti, ma non sempre applicato, e a proibire nei Comuni e nelle Regioni iniziative promosse da tali organismi, comunque camuffati, prendendo esempio dalle buone pratiche di diverse Istituzioni locali”.

“Per questo, uniti, chiediamo – si legge ancora nell’appello – che le organizzazioni neofasciste o neonaziste siano messe nella condizione di non nuocere sciogliendole per legge, come già avvenuto in alcuni casi negli anni ‘70 e come imposto dalla XII Disposizione della Costituzione”. Il testo si chiude con la richiesta a cittadine e cittadini, associazioni democratiche sociali, civili, politiche e culturali di sottoscrivere l’appello come “primo impegno verso una più vasta mobilitazione popolare e nazionale”. “L’esperienza della Resistenza – si legge ancora – ci insegna che i fascismi si sconfiggono con la conoscenza, con l’unità democratica, con la fermezza delle Istituzioni”.

“Nel nostro Paese – conclude l’appello – già un’altra volta la debolezza dello Stato rese possibile l’avventura fascista che portò sangue, guerra e rovina come mai si era visto nella storia dell’umanità. L’Italia, l’Europa e il mondo intero pagarono un prezzo altissimo.
Dicemmo “Mai più!”; oggi, ancora più forte, gridiamo “Mai più!”.

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