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CROLLA IL LAVORO STABILE, AUMENTA QUELLO PRECARIO

CROLLA IL LAVORO STABILE, AUMENTA QUELLO PRECARIO

Pesante crollo dei contratti stabili nel Veneto: nel 2015 il saldo tra nuovi rapporti e uscite era di +43.058, oggi si è ridotto a +282. Lo scivolamento dell’occupazione a tempo indeterminato si registra fin dai primi mesi dell’anno e segue un andamento progressivo al ribasso.
Crescono invece i rapporti a tempo determinato (+45,4% nel 2016 rispetto al 2015) ed i voucher che registrano una nuova impennata superando la cifra di 17.000.000, pari ad un +26% sul 2015. Ad utilizzarli sono tutti, comprese le commesse mandate al lavoro nei giorni delle festività natalizie, a conferma che questa modalità, completamente destrutturata, ha ormai sostituito una quota di lavoro a termine come se non ci possa essere mai fine alla precarietà della precarietà della precarietà.

Nonostante un andamento positivo del Pil e la crescita ancora maggiore di produzione e fatturato nell’industria che tanta parte rappresenta nell’economia regionale, l’occupazione peggiora di qualità spostandosi sui segmenti più instabili che spesso comportano anche più basse retribuzioni, forti flessibilità negli orari e maggiore ricattabilità del lavoro.

“La superdroga degli sgravi fiscali per le nuove assunzioni a tempo indeterminato messa in atto nel 2015 – osserva la segretaria Generale della Cgil del Veneto, Elena Di Gregorio – ha dunque solo temporaneamente attenuato l’avanzata del lavoro precario senza produrre effetti strutturali visto che nel giro di un anno la crescita dei rapporti stabili si è praticamente azzerata. E ciò è avvenuto nella piena vigenza del jobs act di cui falsamente si sono decantati effetti salvifici inventando una relazione – che evidentemente non c’è – tra cancellazione di tutele e crescita di occupazione fissa”.

Il calo del lavoro stabile ha riguardato sia le nuove assunzioni che le trasformazioni di apprendisti e tempi determinati. Le prime sono passate da 110.618 del 2015 a 74.385 dell’anno in corso (-32,8%), mentre le seconde sono scese da 50.307 a 36.256 con un calo del 27,9%. Le cessazioni si sono mantenute invece sostanzialmente agli stessi livelli sia tra i lavoratori fissi (110.359 nel 2016 e 117.867 nel 2015) che tra quelli con rapporti a termine (202.806 nel 2016 contro 201.572 nel 2015).
Ma per il lavoro temporaneo le assunzioni sono tutt’altro che diminuite. Anzi, hanno conosciuto un vero e proprio boom arrivando nei primi 10 mesi dell’anno in corso a quota 277.880, superando di gran lunga le 253.264 del 2015 e le 240.219 del 2014. Il che significa che in molti casi hanno soppiantato quote di lavoro a tempo indeterminato.

“La moltiplicazione delle forme di lavoro senza diritti – osserva Di Gregorio – è congeniale all’ idea di totale de-regolazione; ma lungo questa china il mondo del lavoro e la stessa qualità sociale della regione e del paese sono destinati ad impoverirsi. Ciò deve preoccupare non solo il sindacato, ma anche il mondo politico e le rappresentanze sociali. Oggi siamo ad un bivio e bisogna dire da che parte stare. La Cgil ha presentato una proposta per una nuova Carta dei Diritti del Lavoro supportata da 3 referendum per l’abolizione dei voucher, il reintegro al lavoro per chi subisce licenziamenti illegittimi, la responsabilità del committente negli appalti. L’idea è quella di costruire una nuova civiltà del lavoro che garantisca a chi mette le proprie forze e il proprio ingegno al servizio di un’attività, il diritto di essere portatore di libertà e di dignità.

Il lavoro è considerato da più del 70% degli italiani il primo e più grave problema del paese; significa che le politiche condotte fin qui hanno fallito. La Cgil sostiene un’idea nuova e diversa. L’11 gennaio la Corte Costituzionale si pronuncerà sull’ammissibilità dei quesiti referendari legati a questa proposta e già c’è chi si agita proponendo scappatoie e tentando di esorcizzare questo appuntamento con il pronunciamento del paese e la sua realtà quotidiana. Anziché nascondersi davanti ad un confronto che comunque ci sarà si affrontino i problemi, a partire dalle aule parlamentari. Alla società veneta l’appello ad approfondire con noi questi temi”.

 L’avanzata dei voucher in Veneto- valori a fine novembre

2016 2015 2014 2013 diff% 16/15 diff% 16/13
17.000.000 13.500.000 8.600.000 5.300.000 +26% +221%

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