Stefano Bagnara, segreteria regionale FP Cgil Veneto: “Da anni denunciamo nelle sedi istituzionali e nelle piazze le criticità che affliggono le strutture residenziali per anziani: senza un aumento significativo degli investimenti sul settore sociosanitario, a partire dal personale, il sistema non può reggere e rischia l’implosione. La richiesta avanzata da lungo periodo di una riforma delle IPAB e dell’intero sistema delle RSA, inascoltata in questa Regione che a ogni inizio legislatura presenta una proposta di riforma senza mai attuarla, la dice lunga su quale sia stato il livello di priorità nell’agenda politica nostrana. Materia di riforma, questa, dove non serve aspettare Roma essendo di competenza regionale.
Non condividiamo quanto più volte affermato dall’assessore Lanzarin, secondo la quale tale riforma riguarderebbe solamente la forma giuridica degli Enti, se le IPAB debbano restare pubbliche o diventare private. Ma si è accorta o no, l’Assessore, che anche nella nostra Regione “il business del futuro”, visto lo scenario demografico, sta in mano a grandi gruppi nazionali, multinazionali e fondi finanziari? Si è accorta o no che chiudere i posti letto nelle geriatrie, nelle lungodegenze, ha determinato un aumento di domanda alle quali né le strutture residenziali, né l’assistenza domiciliare, né soprattutto le famiglie sono più in grado di gestire? Dov’è la presa in carico della persona tanto sbandierata, compresa la presa in carico del lavoro di cura in questi settori?
Le scelte fatte dalla Regione in questi anni sono andate spesso nella direzione opposta, limitandosi a interventi di manutenzione del tutto insufficienti rispetto ai bisogni reali. Sono aumentate le impegnative di residenzialità che coprono solo l’87% del fabbisogno. Per far fronte alla difficoltà nel reclutamento di personale, sono stati rivisti gli standard prevedendo di poter utilizzare una parte di personale ausiliario al posto degli operatori, una parte di operatori con formazione complementare al posto degli infermieri. In pratica a parità, o quasi, di numero di lavoratori e lavoratrici, vi può essere una minore presenza di personale sanitario e sociosanitario con relativo abbassamento del costo del lavoro.
Sono scelte discusse e condivise nei tavoli tra Regione e alcune parti datoriali. Ed è singolare che chi le ha volute e condivise, poi se ne lamenti sulla stampa o attacchi il sindacato, che però non è stato coinvolto in nessun modo quando sono state prese quelle decisioni.
Carenza di personale, standard di assistenza inadeguati e basse retribuzioni sono tra le dinamiche che hanno determinato “la fuga” da queste strutture. Lo scenario demografico nel nostro Paese fa il resto. E la situazione, oggi, ci conferma che aumentano le strutture che, pur avendo posti letto liberi, non sono in grado di occuparli per assenza di personale.
Come FP Cgil Veneto proponiamo una soluzione: si leghi la recente riforma degli Ambiti Territoriali Sociali con una revisione dell’intero sistema. RSA pubbliche e ATS facciano parte dello stesso sistema che gestisca tutto quanto è sociale e assistenziale. C’è la necessità di farlo subito, con la condivisione degli attori interessati, comprese le rappresentanze sociali e con finanziamenti adeguati”.